FILA e MUS.E condividono un percorso di collaborazione importante: da un lato MUS.E, con la valorizzazione quotidiana del patrimonio culturale della città di Firenze, dall'altro FILA - con il suo love brand GIOTTO Colore Ufficiale delle attività educational di questa importante Associazione. Il contenuto qui di seguito, scritto da Valentina Zucchi - Responsabile Mediazione e Valorizzazione MUS.E Firenze - ci racconta gli atelier d'arte attivi per le scuole, alla scoperta del patrimonio artistico fiorentino. Buona lettura!
Osservare come, da un piccolo cubo di Das, le dita minute di un bimbo facciano emergere un ranocchio, un serpentello, una cavalletta, ha un che di magico: in quei pochi centimetri cubi di materia si raccoglie l’incontro fra mente, occhio e mano generativo dell’arte di tutti i tempi. La creatività d’altronde è definita come la facoltà di dare vita a qualcosa che prima non c’era, frutto di un percorso inatteso e insondabile, esito imprevisto e imprevedibile di rimandi, di relazioni e di innesti fra noi e il nostro essere nel mondo.
Se, in effetti, sin dagli albori delle civiltà piccoli e grandi esseri umani hanno colto nella cruda argilla, così come in un tizzo di carbone, la possibilità - ovvero la necessità - di esprimere se stessi e anche qualcosa di più, la storia dell’estetica ne ha da millenni esplorato i processi tentando di indagarne le ragioni, le premesse, le dinamiche e le finalità e e ha cercato di coglierne i sensi molteplici, aperti, se non infiniti.
Così, attraversando i secoli, i materiali e le tecniche, artisti e non artisti hanno perpetuato senza posa l’agire che si fa creazione. Percezione, emozione, cognizione, riflessione, interpretazione - come ci ricorda Fabrizio Desideri - non sono che i principali fuochi «intorno a cui l’estetico, dall’antichità preclassica a oggi, non cessa di disporsi e rimodularsi», intorno a cui il pensare e il fare della specie umana gravitano senza posa e senza apparente fine.
E quindi, tornando fra le dita del bimbo evocate in apertura, con il Das si impastano il suo essere e il suo creare, il suo dare forma al mondo - esteriore o interiore che sia - come visto dai suoi occhi, dalla sua mente e dalle sue mani. Poi, soddisfatto, il bambino mostra il suo lavoro ai compagni, alle maestre, a noi, conscio di aver fatto una cosa grande. Perché non si è trattato solo di replicare o ispirarsi ai minuscoli animaletti che popolano le rive dello stagno del Porcellino - un cinghiale bronzeo molto noto ai fiorentini perché da sempre associato alla buona sorte e oggi custodito al Museo Stefano Bardini - ma di permettere l’esistenza simbolica di un nuovo piccolo essere. Come lui, tutti gli altri bambini hanno fatto il medesimo, per poi tornare a scuola non tanto con un “lavoretto”, bensì con una ricchezza in più: l’aver sperimentato in forma libera e aperta le proprie possibilità espressive.
Nella stessa mattina a qualche centinaio di metri, presso il Museo Novecento, altri bambini stanno vivendo il gesto semplice e profondissimo del dipingere. Una pittura totale, gestuale, affrancata da misure, orientamenti, supporti: si dipinge a terra, in movimento e anzi con tutto il corpo, senza vincoli di soggetto o di tecnica; l’atto stesso di dipingere è espressione del sé. Lo sguardo è rivolto alla pittura gestuale, all’arte in azione degli espressionisti astratti di metà Novecento - basti evocare Pollock - nelle declinazioni tutte italiane di Afro o di Emilio Vedova: «proiezione diretta di me pittore come se io stesso fossi da potersi toccare, leggere qui – presente», scrive Vedova riflettendo sui suoi Plurimi, dipinti spaziali in cui il colore è materia del gesto dell’artista. E’ proprio un Plurimo, parte delle collezioni del museo fiorentino, a innescare l’esperienza grazie a cui i piccoli visitatori colgono la vertigine di un’arte che è percorso libero e inesauribile, appropriandosene con spontanea sicurezza e con la ferma certezza di fare qualcosa di bello e di importante.
Ancora, attraversata piazza Santa Maria Novella, incontreremo nell’omonimo complesso domenicano un’altra classe, questa volta impegnata in un laboratorio centrato sulle meravigliose vetrate policrome che ornano la basilica. Colori di luce: questo è il titolo dell’attività in cui i bambini colgono il valore delle luminosità fatte di caleidoscopiche trasparenze e trasposizioni e, ispirati da esse, interpretano questo linguaggio artistico secondo declinazioni iconografiche e tecniche nuove. Nuovamente, il percorso di avvicinamento alla grande arte del passato è condotto con un rigore e una precisione che nulla tolgono - e anzi preludono - all’apertura e alla libertà personali: ed è questo il senso più vero, in fondo, della storia delle arti visive.
Potremmo proseguire questa mattinata ideale fra i musei fiorentini incontrando altre classi, tutte invitate a rendersi interlocutrici attive del patrimonio: che siano i monumentali affreschi del Salone dei Cinquecento o gli specchi dipinti in Palazzo Medici Riccardi, bambini e ragazzi hanno l’opportunità di coglierne le premesse di contesto, di iconografia, di stile e di tecnica per poi cimentarsi in una propria lettura delle forme delle materie e dei linguaggi. Contraria all’imitazione e all’ossequio, questa lettura è osmosi di mente, di cuore e di mani; vede l’opera d’arte come terreno di interpretazione e di poesia; conferma l’espressione artistica - direbbe Umberto Eco - come «spazio poroso» e come «disponibilità verso il mondo». D’altro canto, come si diceva all’inizio, fare arte è un’esperienza che resta tuttora indecifrabile, necessità fisica e metafisica che non si riesce a spiegare ma che si può contemplare, cogliere, vivere. E chi meglio dei bambini può farlo?
Le attività nei Musei Civici Fiorentini sono progettate e sviluppate da MUS.E, partner di GIOTTO da molti anni. Gran parte delle proposte educative rivolte alle scuole di ogni ordine e grado - dal nido all’università - sono centrate sull’importanza del processo artistico: in dialogo con le collezioni fiorentine, bambine, bambini, ragazze e ragazzi sono chiamati a delineare la propria esperienza sperimentando in prima persona le possibilità offerte dalla materia. In tal senso, i materiali che FILA mette a disposizione sono le premesse fondamentali per innescare il lavoro, declinato in misura appropriata rispetto all’età e alle caratteristiche dei partecipanti. Che si tratti di argille o di tempere, di pigmenti o di inchiostri, gli atelier d’arte proposti nei diversi musei invitano ad avvicinarsi alle diverse tecniche e ai diversi linguaggi dell’arte per coglierne l’assoluta apertura e l’infinita potenzialità.
Per conoscere l’offerta completa: www.musefirenze.it e www.lechiavidellacitta.it
Per informazioni e prenotazioni: didattica@musefirenze.it 055-2616788