Giovanni Renzi e le matite, storia cinque.

L’architetto, consulente storico e archivista, Giovanni Renzi, in questo periodo di clausura forzata, si è dedicato alla scrittura di storie e aneddoti legati alle matite. In questa ci guida alla scoperta dell’affascinante storia di Ettore Majorana e della sua predisposizione a complicati calcoli “improvvisati” con matita alla mano e pacchetti di sigarette in tasca.

“Una matita al giorno” – La matita del Fisico – Ettore Majorana

Siete dei fumatori? Avete mai provato a scrivere un appunto con una matita su di un vostro pacchetto di sigarette? Non è molto facile. Per Ettore Majorana era la normalità.
Raccontano di quando entrò nei locali di via Panisperna cercando Fermi e Rasetti con un pacchetto di sigarette coperto di calcoli scritti a matita. I due fisici rendendosi conto dell’importanza della sua scoperta lo sollecitarono a pubblicare le sue conclusioni. Ma Majorana si ritrasse dicendo che erano cose da bambini. Fece una palla di quel pacchetto e lo buttò in un cestino. Pochi mesi dopo Heisenberg pubblicò quella stessa teoria e per quella vinse il Nobel per la Fisica.
Anna, la moglie di Fermi, confermò l’abitudine di Ettore Majorana: “La mattina, nell’andare in tram all’Istituto Fisico, si metteva a pensare con la fronte accigliata. Gli veniva in mente un’idea nuova, o la soluzione di un problema difficile, o la spiegazione di certi risultati sperimentali che erano sembrati incomprensibili: si frugava le tasche, ne estraeva una matita e un pacchetto di sigarette su cui scarabocchiava formule complicate. Sceso dal tram se ne andava tutto assorto, col capo chino e un gran ciuffo di capelli neri e scarruffati spioventi sugli occhi. Arrivato all’Istituto cercava di Fermi o di Rasetti e, pacchetto di sigarette alla mano, spiegava la sua idea.
… Appena fumata l’ultima sigaretta (e non ci voleva molto, per lui fumatore accanito, arrivare all’ultima delle dieci «Macedonia» del pacchetto), buttava il pacchetto - e i calcoli, e le teorie - nel cestino.”
Ettore Majorana nasce a Catania nel 1906. Ragazzo prodigio nei calcoli compie fin da ragazzino operazioni a mente difficilissime.
Negli anni Trenta all’interno dei “Ragazzi di Panisperna” (in copertina), cioè di quei giovani fisici che lavoravano a Roma, viene organizzata una piccola gara. Una gara di calcolo, tra lui e Fermi, che finisce in pareggio. Arrivano al risultato nello stesso momento. Ma Fermi ha usato carta, matita e regolo, Majorana ha fatto tutto a mente!
Spesso gli venivano in mente idee nuove, o soluzioni di problemi non ancora affrontati. Anticipa la teoria delle particelle elementari 30 anni prima dei Nobel Lee e Yung e sempre con lo stesso rituale: si frugava le tasche, ne estraeva una matita e un pacchetto di sigarette su cui scarabocchiava le sue formule complicate.

In quel periodo le matite che si usavano in Italia erano le Presbitero (la Milano, la Littoria o la Neron le più utilizzate), le FILA (la Orion o la Selecta) oppure quelle della Fim di Torino (la migliore era la Everest). Se quella matita invece aveva la gomma, per permettere anche di cancellare, Majorana avrebbe usato una matita FILA, la Osaka.
Erano già gli anni dell’autarchia e del regime fascista.
Quando scomparve nel 1938 aveva ancora 31 anni; Mussolini scrisse con una matita rossa sul fascicolo personale e relativo alla sua scomparsa “Voglio che si trovi!”. Non lo trovarono mai.
Sulla sua misteriosa scomparsa si sono scritte tante pagine e numerose ipotesi. Fermi disse che essendo tanto intelligente, dal momento che aveva deciso di scomparire, nessuno lo avrebbe più trovato.
Un suicidio, una fuga all’estero, un ritiro volontario in un convento. Sciascia avanzò l’idea di un genio tormentato dalla sua troppo precoce intelligenza. Da una visione di dove poteva andare il mondo dopo che il gruppo di Roma aveva scoperto due altri "presunti" elementi, inizialmente chiamati esperio ed ausonio, provenienti dalla fissione del 92° elemento, l’uranio. “La fisica è su una strada sbagliata. Stiamo sbagliando tutto.” Così scrisse Majorana.
Non sapremo mai come siano andate veramente le cose. Solo la grafite inserita nella sua matita può conoscere i tormenti, i dubbi e le verità di Ettore Majorana. Solo quella matita e quel pacchetto di sigarette che lo avranno accompagnato nell’ultimo giorno della sua vita potrebbero svelare la sua fine.

Giovanni Renzi

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