Giovanni Renzi e le matite, storia otto.

Giovanni Renzi, architetto, consulente storico e archivista, è stato il primo autore ad approfondire la storia delle matite italiane. Durante la scrittura del suo libro si è imbattuto in interessanti aneddoti che ci riporta in brevi e affascinanti racconti. In questo, parte dal premio Nobel Hemingway per arrivare alla nascita di quello strumento incredibile che è il temperino.

“Una matita al giorno” – Temperini ed Ernest Hemingway

Temperino è la parola italiana per definire un piccolo temperamatite.
La storia dei temperamatite, dei temperini, si fa partire dall’invenzione di un francese nel 1828, Bernard Lassimone, che realizzò un cubo di legno con delle lame ad angolo retto all’interno del cubo stesso. Da quell’idea iniziale centinaia di idee e brevetti hanno via via perfezionato l’idea inserendo l’imboccatura conica, la possibilità di avere fori di dimensioni diverse per differente matite, lame per affilare solo la punta e non la parte di legno e così via. Temperamatite elettrici, a manovella, con serbatoio, potete trovare quello che per voi è il migliore.
Il boom dei temperamatite tascabili è del dopoguerra quando l’uso delle materie plastiche fu applicato a questo attrezzo. Chi non si ricorda il classico temperino Giotto della FILA inserito in tutti gli astucci tanto agognati all’inizio di ogni anno scolastico?

Oggi ci sono tempera matite dei più diversi per tipologia o materiale con cui sono fatti. Con costi chiaramente molto diversi. Ma nella storia dell’uso della matita le persone hanno usato di tutto e di più per fare una punta corretta. Ernest Hemingway, ad esempio, nella sua casa all’Avana, scriveva i suoi romanzi a matita a cui faceva la punta con un rasoio da barbiere. Non usava temperini ma un Temperini gli salvò la vita.
Sì perché la nostra storia parte non dai temperini, dai temperamatite, ma da Fedele Temperini, 26 anni toscano di Montalcino, soldato italiano del 69° Reggimento fanteria della Brigata Ancona che morì l’8 luglio 1918 a Fossalta.
Quel giorno un giovane autista americano con l’ordine di portare cioccolata e sigarette alle linee italiane si recò con una moto, non autorizzato, in un posto d’ascolto avanzato, troppo avanzato, a poche decine di metri dagli avamposti austriaci. Gli austriaci preoccupati dal rumore e pensando ad un possibile attacco iniziarono a sparare con dei mortai causando il ferimento del giovane americano, Ernest Hemingway, e la morte del soldato italiano, Fedele Temperini, che si trovò in mezzo tra l’esplosione della granata e il futuro scrittore americano.
Scrittore che nel suo famoso romanzo Addio alle Armi riporta, erroneamente, il nome al soldato di Passini descrivendone gli ultimi momenti di vita.
Hemingway sarà uno dei tanti premi Nobel per la Letteratura che abitualmente scriverà i suoi romanzi utilizzando le matite. Anzi consiglierà l’utilizzo della matita e valuterà il suo lavoro giornaliero a seconda delle matite utilizzate e consumate.

“ … il tuo obiettivo è di far convergere tutto, ogni sensazione, punto di vista, sentimento, luogo ed emozione verso il lettore. Per fare questo devi lavorare molto su ciò che scrivi. Se scrivi con una matita avrai tre diversi punti di vista per vedere se al lettore arriverà quello che vuoi. Primo: quando rileggi; poi quando lo batti a macchina hai un’altra possibilità di migliorarlo e ancora nella lettura delle bozze. Scrivere prima a matita ti dà un terzo delle possibilità in più per migliorare quello che scrivi.”
E quando scrivi a matita è fondamentale saper temperare bene il tuo attrezzo. Cosa che puoi capire bene leggendo il libro di David Rees “How To Sharpen Pencils”.
David Rees dopo aver studiato filosofia inizia a disegnare fumetti sull’ossessione alla guerra al terrorismo dopo l’attentato dell’11 settembre 2001. Le sue strisce “Get your war on” hanno un notevole successo. Poi, nel 2010, lavora per il censimento americano andando di porta in porta a reperire informazioni. Per fare questo lavoro gli danno una matita e un temperamatite oltre ai moduli da compilare.
Da qui gli viene l’idea. Negli Stati Uniti è di moda il lavoro artigianale. Perché non applicarlo alle matite e all’operazione del fare la punta a queste? Così compra dei temperamatite, fa un po’ di ricerche storiche, costruisce un team per lanciare la sua attività: un fotografo, un designer per il suo sito, uno stampatore per la sua pubblicità. Quando è tutto pronto apre la sua attività mettendo on line il suo sito e incomincia a ricevere le prime matite da temperare. Per 15 dollari (35 se è compresa la vendita della matita) ne tempera una, tiene tutti i trucioli e spedisce la matita temperata con il sacchettino dei trucioli e un certificato di autenticità (di affilatezza) dell’operazione svolta.

Durante le tre settimane delle vacanze natalizie del 2012 riceve ordini per temperare 600 matite. Nei primi 5 anni più di 5000 matite. Un successo! Da qui scriverà anche il suo libro. In una delle sue interviste Rees racconta che talvolta riprende in mano il coltellino e fa la punta alle matite come si faceva una volta tanto per non perdere la sua manualità. Per temperare la matita ci mette circa 45 minuti; 45 minuti che per lui sono di tranquillità e meditazione.
Tranquillità e meditazione che non avevano gli allievi del Politecnico di Milano del corso tenuto da Carlo Scarpa. Lui sosteneva che se non sapevi fare una punta alla tua matita e quindi non conoscevi l’attrezzo da usare nella professione non saresti stato in grado neanche di disegnare. Quindi, fino al momento in cui gli studenti non riuscivano a fare una punta perfetta con il coltellino, questi non sarebbero stati ammessi al suo corso.
Saper fare la punta è quindi fondamentale qualsiasi matita vogliate utilizzare.

Giovanni Renzi

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