I primi Cento Anni

“La memoria … contribuisce alla costruzione della nostra identità tanto sul piano individuale, quanto su quello sociale, binomio in cui la memoria agisce sia come fattore di individuazione, che di omologazione e appartenenza ad una collettività.” Questa frase del dottor Eugenio Auguglia, professore di psichiatria presso l’Università di Catania, racchiude perfettamente la storia dei prodotti della Fabbrica Italiana Lapis & Affini (FILA) in questi cento anni.
Molteplici prodotti commercializzati in questo lungo periodo dall’azienda italiana, sono entrati nella memoria collettiva: alcune immagini come quelle dei colori Giotto o alcune parole come “Pongo” hanno accompagnato i nostri nonni, i nostri genitori e noi fin dai primi anni di vita.
Di questo vi vogliamo raccontare negli articoli che vi proporremo nelle prossime settimane, di storie e alcuni prodotti che hanno preso posto nella nostra memoria in questi cento anni. Storie di creatività che avreste potuto raccontarci anche voi che siete parte importante di questo nostro percorso. Memoria e creatività, queste saranno le nostre protagoniste e la nostra ispirazione.
Il primo catalogo uscì dopo circa un anno dalla fondazione della FILA a Firenze. Quella seconda parte del 1920 e quella prima parte del 1921 furono dodici mesi di grandi preparativi. Furono acquistate le migliori macchine tedesche di fabbricazione di matite, fu predisposta la fabbrica in via del Gignoro a Firenze che fino ad allora aveva ospitato una famosa cereria e fu addestrato quello che, fin dai primi mesi, si dimostrò un fattore determinante nel successo della nostra società: il personale.
Dopo circa un anno quel primo catalogo esponeva oltre cento matite diverse, in grafite, copiative, a colori o di tipologie particolari (per falegname, per agenda o per portafoglio) e solo una piccola parte, un 15%, dei così detti “Affini”; affini che in questo catalogo rimanevano comunque degli accessori dei lapis come le mine e i salvapunte in ottone.

catalogo copertina 1938

Ma già dall’atto di costituzione era ben chiaro che l’ambito di lavoro era molto più ampio che quello legato alle matite. Era chiaro che i famosi “affini” inseriti non a caso nel nome dell’azienda sarebbero stati sempre più importanti e fondamentali.
Il primo passo fu quello di concentrarsi sul colore. Non solo sulle linee di pastelli ma sulle tempere, sugli acquarelli, sui pastelli a cera e a olio. Dove non si riusciva ad arrivare internamente ci si affidava a lavorazioni esterne di altissima qualità. Quando ci fu la possibilità di raccogliere l’eredità di società specializzate in settori particolari la FILA si fece trovare sempre pronta per aumentare il proprio ambito commerciale; così ad esempio successe già nel 1936 con la SIR, uno stabilimento di gessi e pastelli industriali vicino a Modena e poi negli anni Novanta con l’acquisizione dei prodotti Didò, Das e Pongo. Le prime di tante acquisizioni importanti.
La creatività fu il linguaggio comune all’interno della fabbrica e dell’azienda; chi veniva coinvolto e chi voleva collaborare si doveva adeguare a questo linguaggio. Ne è un esempio quello dei grafici ed illustratori per lo più toscani che ebbero il compito di pubblicizzare quei primi prodotti e il nome dell’azienda nei primi trent’anni.

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Il catalogo FILA si è ingrandito sempre più, passando da quelle 5 piccole facciate del primo catalogo piene di matite diverse alle 350 grandi pagine del catalogo del centenario in cui si può trovare ogni prodotto necessario ad esprimere la nostra creatività: da ogni tipo di matite, ai colori più diversi, alle paste per giocare fino alla carta; dai prodotti per i più piccini a quelli per gli artisti maturi.
Ecco di tutto questo vi racconteremo nelle prossime settimane, parlando dei nostri cento anni specchio attento ai sogni, alle esigenze e alle mode degli italiani; ai cambi di tecnologie e al futuro, senza però mai dimenticare il nostro passato.

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