Capita spesso di perdere le nostre amate matite; le lasciamo in un cassetto o magari in una borsa che poi per settimane non usiamo più. È tipico non fare attenzione ad un oggetto che si reputa,ingiustamente, banale, scontato. Ma non è di queste matite scomparse che oggi vogliamo parlare.
Le nostre protagoniste di oggi sono matite speciali, particolari, protagoniste e molto utilizzate in buona parte dei dieci decenni di produzione FILA: sono le matite per stenografi e le matite copiative.
L’esigenza di una matita per stenografare nasce negli anni Venti e diventa fondamentale dopo che lo Stato Italiano, tra il 1937 e 38, stabilisce i sistemi stenografici ammessi all’insegnamento nelle scuole pubbliche e ne organizza gli esami di abilitazione all’insegnamento della stenografia. Le matite per stenografi dovevano essere molto scorrevoli, morbide, in modo tale da poter lasciare segni diversi duri e soffici, netti e precisi. Alcuni stenografi la usavano appuntita da entrambe le pari per non fare pause nella trascrizione nel caso si rompesse o si consumasse troppo la punta.
La prima matita per Stenografo appare nel catalogo della FILA nel 1925; si tratta della matita numero 420. Un numero a cui, dopo la Seconda Guerra Mondiale sarà associato il nome di TIRONE. Mai più un nome poteva essere più adatto per una matita per stenografare!
Marco Tullio Tirone era infatti il segretario e tachigrafo di Cicerone; per trascrivere i discorsi di quest’ultimo, aveva inventato quelle che poi furono chiamate Notae Tironianae, un sistema di circa 4000 simboli che sostituivano le radici verbali o le loro lettere finali.
La matita per stenografare 420 Tirone era in legno di cedro, scorrevolissima, a sezione rotonda e di gradazione HB.
Prima dei computer, prima dei registratori portatili, la stenografia era una tecnica fondamentale per il lavoro nei tribunali, nei giornali e in moltissimi uffici pubblici o privati. Pensiamo alla resocontazione stenografica che viene introdotta nel 1848 nel Parlamento Subalpino e fino al 2000 nel campo della resocontazione parlamentare italiana per verbalizzare le Assemblee della Camera dei deputati. Oltre a quest’ultimo, al Parlamento Italiano esiste il resoconto stenografico integrale, che a partire dal 1967 per la Camera dei deputati e dal 1983 per il Senato della Repubblica, tradizionalmente viene pubblicato il giorno successivo alla seduta.
La Stenografia viene esclusa nel 1996 dalle materie scolastiche e nel 2000 cessa anche di essere usata anche nel nostro Parlamento . Non è un caso dunque che nel 2001 la FILA ne smetta la produzione dopo oltre 75 di commercializzazione. Un periodo veramente da record anche se non lungo quanto visse Marco Tullio Tirone che morì a 99 anni!
Stesse sorti sono toccate ad altre matite speciali: le matite copiative.
“Po’,un jorno, Tridicino fici ‘na pinsata. Annò ‘n cartoleria e s’accattò un quaterno a quatretti, ‘na matita copiativa, ‘na matita matita russa eblu, ‘na gumma per scancillari e ‘na bussola che sapiva come s’adopirava macari se non l’aviva mai usata” Così scrive Andrea Camilleri in “I quattro Natali di Tridicino”. Ma cosa è una matita copiativa?
Per prima cosa diciamo che in realtà le matite copiative non sono veramente scomparse. Più o meno ogni anno, alle elezioni, ci troviamo con una di queste tra le mani.
È una matita indelebile? No! È una matita che contenendo dei coloranti può essere cancellata ma lascia una traccia di tale operazione anche dopo la cancellazione del suo tratto. La confusione tra matita indelebile (matite che contengono nitrato d’argento fabbricate dal 1850) e matita copiativa (non indelebili, difficilmente cancellabili fabbricate dal 1870 ca.) è data dalla traduzione scorretta dall’inglese dei termini, che furono utilizzati impropriamente, alla fine dell’800 fino al primo '900 nella commercializzazione di questo tipo di matite.
Le matite copiative sono caratterizzate dall’uso di coloranti ed è per questo che se trovate su un mercatino qualche scatola o delle vecchie matite potrete leggere “matite copiative nero-azzurro, nero-viola o, semplicemente, rossa”. Questa è proprio l’indicazione del tipo di colorante presente.
Queste matite erano fondamentali per la società della prima parte del Novecento. Erano utilizzate sia all’interno delle aziende che nella firma di atti privati e pubblici.
Fu una tipologia di matita molto utilizzata almeno fino ai primi anni Cinquanta quando la penna a sfera ne ridusse drasticamente l’uso. Infatti in una intervista di qualche anno fa lo stesso Camilleri afferma: “Ho cominciato a scrivere con la matita copiativa. Poi sono passato alla Biro perché già “da giovane” amavo la tecnologia!”
La FILA aveva diversi prodotti molto conosciuti dalla famosa Tosca alla linea più economica Fiorenza. Nomi che furono brevettati fin dai primi anni di vita dell’azienda di Firenze. Matite che sono state commercializzate fino all’inizio degli anni Settanta.
Le matite copiative come strumento per il voto sono state introdotte con il DLL del 7 gennaio 1946 (Capo II art. 29) e furono usate oltre 600.000 per le prime votazioni della Repubblica italiana, nel 1946 per il voto della scelta tra monarchia e Repubblica. In diverse elezioni fu proprio la FILA che fornì allo Stato Italiano questi attrezzi indispensabili . Le matite copiative non possono essere più prodotte in Italia e in Europa dai primi anni Settanta per la presenza di anilina e di coloranti. Ma,nonostante questo, continuiamo ad usarle per il nostro voto.
Per cui la prossima volta che andate a votare evitate di inumidire la punta della matita; non serve ed è pure sconsigliato per la salute.