In ogni Paese, infatti, c’è un personaggio generoso, spesso legato alla Chiesa, oppure un’usanza di Natale diversa, che non necessariamente interessa il 24 dicembre, o il giorno successivo.
È questo il caso, per esempio, della festività di Santa Lucia, senz’altro la tradizione più diffusa in varie zone d’Italia e in molte aree del Nord Europa. A lei sono legate leggende davvero singolari.
Siete curiosi di conoscerle? Diario Creativo ve le racconta.
Ebbene, Santa Lucia, che in molte zone fa le veci del più famoso uomo in rosso, si festeggia il 13 dicembre, giorno della sua morte.
Ma qual è la storia della Santa?
La Festa di Santa Lucia è di origini del tutto italiane. La leggenda racconta di una bambina nata a Siracusa e molto dedita alla religione, che, contro la sua volontà, era stata promessa in sposa a un giovane pagano. Ma non erano le nozze ciò che il fato aveva in serbo per Lucia: infatti, quando la mamma si ammala gravemente, la piccola si reca in pellegrinaggio sulla tomba di S.Agata e, nell’intento di chiedere la guarigione della madre, ha la visione del suo destino: diventare la martire di Siracusa.
Così, quando nel 304 d.C. l’Impero Romano emana un editto di persecuzione contro i cristiani, sotto il suggerimento dell’ex promesso sposo, Lucia viene consegnata alle autorità per essere processata. La piccola cristiana, che, non negava la professione del culto neppure sotto tortura, fu condannata pubblicamente e giustiziata.
La condanna fu eseguita il 13 dicembre e la ricorrenza della morte della giovane, ben presto chiamata santa, è festeggiata ancora oggi in molte città italiane.
Ma com’è successo per altre tradizioni di Natale, che sono state portate all’estero dagli emigrati italiani e oggi si possono trovare, seppure in versioni diverse, in Paesi inaspettati (come il Portogallo, gli Stati Uniti, lo UK, la Spagna, e in forme diverse anche nei Paesi ortodossi come, ad esempio, la Romania e l’Albania) anche la tradizione legata alla Santa è arrivata lontano, approdando persino in Svezia, Finlandia, Danimarca e Brasile.
Cosa succede il 13 dicembre secondo le usanze di Natale?
In alcune regioni del Nord Italia, come in Trentino, in Friuli-Venezia Giulia, in Lombardia, in Emilia e in Veneto, i primi giorni di dicembre i bambini si preparano a festeggiare una dei simboli del Natale nel mondo, scrivendole una letterina, riferendo che si sono comportati bene tutto l’anno e chiedendole dei doni. La sera del 12 dicembre, i piccoli di casa posizionano dei mandarini, un bicchiere di latte e delle carote sui davanzali delle finestre, per attirare la Santa e il suo asinello. E sempre secondo la tradizione, una volta preparate le vivande, i bambini vanno a letto presto, perché se Lucia li trova alzati lancia loro della cenere negli occhi per renderli ciechi.
Nei Paesi nordici, invece, come in Svezia e in Danimarca, la mattina del 13 dicembre la figlia primogenita si veste con una tunica bianca e una benda rossa in vita e, con il capo coronato da un intreccio verde di rami e sette candeline, porta caffè, latte e dolci ai famigliari ancora a letto, a volte accompagnata dalle sorelle più piccole vestite con tuniche e cinture bianche. In Svezia, inoltre, il 13 dicembre coincide con il solstizio d’inverno, e questo, insieme alla radice “lux” del nome Lucia, ha fatto sì che questa tradizione di Natale segnasse la fine del buio e l’arrivo della stagione migliore.
In Brasile, dove l’usanza in questione fu introdotta dagli immigranti italiani, il 12 dicembre i bambini mettono del fieno in un piatto e nascondono il piatto sotto il letto aspettando i doni di Santa Lucia.
Davvero a Natale sono tutti più buoni?
Non ci sono solo Babbo Natale, Gesù bambino, Santa Lucia, Santa Claus, San Nicolò o Nicola, i Re Magi e tutti gli altri protagonisti buoni: infatti, la tradizione vede anche dei demoni cattivi e dei folletti dispettosi vivere il periodo natalizio all’insegna del terrore, per spaventare i bambini che non sono stati buoni durante l’anno.
In Friuli, ma anche in molti paesi pedemontani e nelle aree germanofone, ben noti ai più per via dei profumatissimi dolcetti e dei canti natalizi che riempiono i mercatini nell’attesa del 25 dicembre, vi è un’altra tradizione alquanto diffusa.
L’usanza in questione è quella di mettere, la sera del 5 dicembre, le scarpe fuori dalla porta di casa, in modo che San Nicola possa riempirle con qualcosa di dolce, e, per la precisione, con un gruzzoletto fatto di caramelle, mandarini e noci. Ma non pensate che sia tutto qui: infatti in zone quali il Friuli, il Südtirol e l’Austria, la tradizione di San Nicolò è accompagnata da quella dei Krampus. Si tratta di esseri mostruosi dalle sembianze di uomini-capra, che la notte del 5 dicembre vagano alla ricerca dei bambini più cattivi.
Come nascono i Krampus?
La leggenda narra che un tempo, nei paesini di montagna, non fosse così semplice trovare da mangiare durante l’inverno e che alcuni ragazzi si vestissero da demoni per andare a saccheggiare i paesi vicini. Tanto era il male che spargevano che, alla fine, il diavolo stesso si unì a loro, distinguendosi solo per le zampe con gli zoccoli. Grazie all’aiuto del vescovo San Nicolò, che esorcizzò il gruppo, il diavolo fu debellato e i Krampus divennero i servi del vescovo, continuando a vestirsi da demoni, ma, da allora in poi, solo e soltanto per punire i bambini cattivi.
E i folletti?
A differenza di quanto ci fanno vedere nei film, in origine i folletti non sono gli aiutanti buoni di Babbo Natale sempre pronti ad assisterlo nella fabbrica dei doni, al contrario sono esserini dispettosi che vivono nei boschi.
La loro figura nasce nella lontana Islanda, dove li chiamano jólasveinar, ovvero «i giovani del Natale», e sono di solito 13, con l’aspetto simile a folletti o a piccoli orchi vestiti da contadini. La tradizione islandese vuole che, a partire dal 12 dicembre fino al 6 di gennaio dell’anno seguente, uno dopo l’altro scendano dai monti per fare dispetti agli abitanti dei paesini limitrofi. Se agli albori questi esseri figli dei Troll erano nati per spaventare, successivamente (anche in seguito a una legge islandese che impediva ai genitori di spaventare i bambini per far sì che si comportassero bene) sono diventati più benevoli, al punto di sostituire in parte la figura di Babbo Natale. Oggi, infatti, i bambini lasciano fuori le scarpe sperando che i folletti portino loro doni e dolcetti. Sostanzialmente, 13 doni, uno per ogni giorno delle due settimane che precedono il Natale.
E nel resto del mondo?
Chi, almeno per un momento, non ha avuto la curiosità di sapere come celebrino questa festa così speciale paesi lontani e diversi, come l’assolata Australia, la Russia o il Giappone?
Se anche tu te lo sei chiesto almeno una volta, allora sei nel posto giusto! Infatti, ora, con il mappamondo alla mano e con l’aiuto della fantasia, sorvoleremo tutti i continenti della Terra, alla ricerca delle abitudini e delle tradizioni più diffuse in questo periodo dell’anno. Siete pronti?
Partiamo dal poliedrico Sud America, dove le antiche tradizioni locali, ormai fuse con la cultura e gli usi importati dagli Europei, rivelano una traccia profonda dell’influenza della religione cattolica: in Argentina, ad esempio, a portare i doni natalizi sono i re Magi, che si immaginano sostare nelle case durante i loro viaggi alla volta di Betlemme, sotto la guida della stella.
Anche in Africa, dove le tradizioni variano notevolmente da un paese all’altro, la religione gode di un ruolo molto importante, tanto che in paesi cristiani come il Ghana e il Kenya le celebrazioni includono, oltre al pranzo o alla cena (principalmente a base di piatti di carne, riso o patate), la partecipazione alle funzioni religiose. Ma non mancano neanche le tradizioni secolari, come la decorazione dell’albero, che, per ragione climatiche e di flora, non è il classico abete ma la palma.
In Russia, invece, è soltanto in anni recenti (1992) che si è tornati a rievocare le imprese di Ded Moroz, il “Nonno glaciale” che tanto rassomiglia al Santa Claus di Inglesi e anglofoni, e a celebrare la Vigilia di Natale con il tipico pasto composto da dodici portate, noto come la “Sacra cena”.
Ma non è finita qui: in Giappone il 25 dicembre è considerato un giorno da trascorrere con la persona amata (e non necessariamente con la famiglia); in India, si tratta di un giorno di festa durante il quale la scuola viene chiusa; in Australia, invece, i classici tacchino guarnito con salsa di mirtilli e la musica natalizia che caratterizzano il Christmas inglese, cedono il posto al barbecue sulla spiaggia, accompagnato da un bel tuffo nell’oceano.
E voi siete pronti a celebrare il Natale prendendo spunto dalle usanze di tutto il mondo? Liberate la fantasia e create i vostri disegni di Natale. Inviateci le foto dei vostri capolavori con un messaggio sulla nostra pagina Facebook, i più belli saranno pubblicati su Diario Creativo! In più potete ricreare insieme a noi delle bellissime decorazioni natalizie!