LA FIABA DEL GIALLO

 

Non se la passava un granché bene GIALLO, bisogna dire la verità.
La sua vita era piuttosto infelice e non si dava pace,
perché non ne capiva la ragione.
In principio aveva ricevuto i suoi meriti.

Gli ANTICHI ROMANI lo avevano scelto per indossarlo durante
matrimoni e cerimonie di feste. In Cina era il PREDILETTO
dell’imperatore e ancora adesso lo si guarda
con più rispetto che altrove.

 

Ma qui, dove viviamo noi, nell’occidente che si trova
seguendo sulla MAPPA DEL MONDO,
con il dito, l’Europa e poi via, verso l’America, l’Australia,
la Nuova Zelanda nessuno lo apprezzava.
Peggio, quasi lo detestavano.

 

Si rifiutavano di usarlo. Lo cacciavano in fondo alla cassetta
anche i pittori più rinomati. Non ne volevano sapere,
tranne VAN GOGH, che però dicevano tutti che era un po’ pazzo.

Ma quand’era cominciata quella perdita di popolarità?
«Presto, troppo presto» si disse GIALLO. Nel Medioevo.
Oltre mille anni di castigo per GIALLO. «Tutta colpa di Oro», borbottò,
rodendosi il fegato, così da diventare ancora più GIALLO di prima.

 

Eh sì, perché, inutile negarlo, Oro brillava di più,
era più bello, magico. Oro era prezioso, splendeva.
Oro otteneva rispetto e attenzione senza fare nessuna fatica.
Allora per GIALLO Oro diventò il suo Nemico.

Oro era tutte le tonalità del GRANO, del biondo, dell’eccellenza.
Oro vinceva senza fare sforzo. Bastava il suo nome
a illuminare il sorriso.

 

E GIALLO? Il Traditore. Il Falsario. Eppure, se si chiedeva in giro,
nessuno aveva mai visto GIALLO fare niente di questo.
Lo dicevano anche gli storici: non c’erano prove che avesse
tradito, o falsificato.

Non c’era più nessuno che lo accettasse,
neanche quando si presentò in quella nuova variante
chiamata GIALLO DI NAPOLI.

 

Lo prese giusto qualche pittore OLANDESE,
a cui forse non era arrivata notizia della sua brutta fama.
GIALLO era vittima di un pregiudizio che, nella classifica di chiunque,
lo faceva cadere sempre all’ultimo posto.

E più cadeva, più diventava opaco.
E più diventava opaco più cresceva la rabbia verso Oro.

 

ORO che seduceva tutti. Una trappola da cui
non c’era via d’uscita. Così la rabbia si trasformò
in risentimento, e il risentimento, con l’andare del tempo,
diventò rancore.

La cattiveria che gli veniva attribuita lo tormentò tanto che
GIALLO decise di fare esattamente quello: diventare come gli altri
credevano che fosse. Cattivo. Traditore.

 

Fino a che, un giorno, una bambina, più piccola
delle altre, più silenziosa, più solitaria, lo trovò tutto solo
nella scatola dei COLORI, e vedendolo lì, abbandonato,
decise di prenderlo e usarlo sul grande foglio bianco
che le era stato regalato. Era un foglio così grande
che la bambina lo mise per terra e ci salì proprio nel centro.

 

Da quel punto del foglio disegnò con GIALLO
un CERCHIO IMMENSO, e attaccò tanti tantissimi
raggi, ma così tanti che non avrebbe saputo contarli.
Quindi riempì di colore tutta la pancia della grande
sagoma che pareva quasi un mappamondo.

Impiegò ore e ore e quando stava per finire, arrivò la sera.

 

La mamma entrò nella stanza, accese la luce.
In quell’istante il GIALLO sul foglio s’illuminò di una MAGIA stupenda.
La luce della lampadina lo animò come fosse davvero il sole
dell’estate, quello che si vede dalla finestra e si affaccia sull’erba e sul mare.

 

«Che spettacolo questo GIALLO», disse la mamma,
e la bambina guardò la mamma e vide che era felice.

Anche la bambina si sentì felice, e quella felicità
contagiò GIALLO, che mai come in quel momento
capì l’orgoglio di essere riconosciuto per quello
che era. «SPLENDENTE» disse la mamma.

 

«SPLENDENTE», le fece eco la bambina.
Quando uscirono dalla stanza, lasciarono la luce accesa,
perché GIALLO brillasse tutta la notte.

Così GIALLO è diventato il colore del sole.

 

Lo amano tutti i bambini, e molte mamme e papà,
nonne, nonni, tate, zie, cugini. Ha il sapore della granita estiva,
quella al gusto di limone, e sa inventare così tante sfumature che
mettono l’allegria solo a guardarle.

GIALLO ha fatto la pace con Oro e insieme giocano
ed è uno spettacolo guardarli.

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