Innovazione didattica: cosa significa e come può migliorare l’apprendimento?

La scuola del nuovo millennio vive un profondo processo di trasformazione: il riordino del sistema scolastico, la riforma della scuola secondaria superiore e l’affermazione dell’autonomia organizzativa e didattica.

Infatti, negli ultimi anni, il sistema scolastico così come siamo abituati a pensarlo è spesso oggetto di discussione per capire come renderlo sempre più efficiente e al passo con i tempi. È proprio qui che si parla di innovazione didattica. Come possiamo leggere sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, l’espressione “innovazione didattica” ha assunto, nell’ultimo ventennio, diverse declinazioni pur riferendosi sempre al concetto di passaggio culturale ed epistemologico, capace di incidere significativamente sui modelli didattici.

L’innovazione didattica, dunque, è fatta di processi in continua evoluzione e si pone degli obiettivi come il miglioramento dei risultati di apprendimento, ma anche miglioramento dell’esperienza didattica dello studente in generale e delle opportunità di sviluppo in termini di competenze trasversali.  Se con questo tema vi abbiamo incuriosito, continuate a leggere. Nel corso di questo nuovo articolo di Diario Creativo, come avrete capito, parleremo di innovazione in ambito didattico, cosa si intente, i nuovi metodi di insegnamento, nuove tecnologie per favorire la divulgazione della cultura e tanto altro ancora.

Cosa si intende per innovazione didattica

Spesso al giorno d’oggi si parla di innovazione didattica in riferimento a quei determinati percorsi scolastici che si avvalgono di nuove tecnologie per l’insegnamento delle materie, ma è importante sottolineare che uno dei concetti primari di questo genere di innovazione è mettere gli studenti in condizione di sostenere l’apprendimento lungo l’arco della loro vita dando loro gli strumenti giusti non solo legati all’insegnamento delle materie scolastiche ma anche alla società in cui vivono che è sempre in continuo sviluppo.

La nuova didattica, laboratoriale e inclusiva, è in grado di recepire i bisogni e i desideri degli alunni, di valorizzare il loro mondo interiore e di fare emergere il talento. Partecipazione e collaborazione sono due concetti chiave in quest’ottica e riguardano tutti, non solo il rapporto tra docente e alunni, ma anche tra gli insegnanti stessi. Le azioni didattiche mirano non solo al “saper fare” ma al “saper essere”.

Inoltre, la missione principale dell’innovazione didattica è quella di riuscire a fare emergere le risorse ed i contenuti di ogni alunno. Le Istituzioni scolastiche devono dimostrare capacità di adattamento ai cambiamenti storici e, soprattutto, essere sensibili ai cambiamenti culturali della società che vertono sulle innovazioni tecnologiche, sui nuovi stili di vita, su nuovi media e metodi di comunicazione sull’ottimizzazione dei tempi in una società sempre più accelerata e digitale. Il cambiamento e l’innovazione sono un imperativo per la scuola, che ha l’obbligo di riorganizzare gli spazi, di garantire nuovi supporti digitali, nuove metodologie e mettere in atto altre strategie che cancellino l’odioso appellativo di scuola anacronistica.

Nuovi metodi per l’insegnamento

In una scuola che vuole andare al passo con i tempi, la formazione docenti è indispensabile. Infatti, solo attraverso specifici corsi di formazione e aggiornamento, gli insegnanti sono in grado di proporre nuove metodologie per catturare e affascinare l’allievo. Vediamone alcune:

  • Didattica Laboratoriale: questo approccio si pone l'obiettivo di superare lo scollamento che c’è tra il “sapere scolastico” ottenibile tramite i materiali didattici e la vita reale. Le aule diventano laboratori, delle “officine” dove si fanno progetti con un approccio “cross- disciplinare”. Grazie a questo metodo, lo studente ha una visione trasversale degli argomenti di studio e anche materie come matematica, scienze o geografia possono essere fonte di stimoli e creatività.
  • Cooperative Learning: questo metodo, noto anche come apprendimento cooperativo, si pone l’obiettivo di insegnare a ragazzi e bambini a lavorare in gruppo in maniera armoniosa e produttiva. Questo approccio è fondamentale per l’organizzazione di piccoli team di apprendimento che fungano da vere e proprie squadre. L’obiettivo comune da perseguire è lo sviluppo di competenze in ambito sociale.
  • Problem solving: è un metodo che porge lo sguardo verso il futuro, con l’obiettivo di rendere bambini e ragazzi autonomi nella soluzione di varie situazioni. Questa competenza permette ai ragazzi di riuscire, tramite informazioni che vengono loro fornite, a risolvere un problema attraverso la formulazione di varie ipotesi.
  • Flipped classroom: questo metodo, che in lingua italiana possiamo tradurre come “classe capovolta”, ha le sue origini nei primi anni 2000 negli Stati Uniti e prevede di rovesciare completamente le modalità di apprendimento. I ragazzi a scuola svolgono i compiti, con la collaborazione degli altri compagni e con il docente che assume il ruolo di guida. A casa fruiscono delle tradizionali lezioni. Questo approccio agevola i ragazzi al problem solving e al decision making.
  • Tinkering: la nostra struttura didattica nazionale è stata per anni definita come molto teorica e poco pratica. Con l’approccio tinkering, invece, si apre un nuovo ciclo perché l’apprendimento avviene attraverso il fare. Questo metodo innovativo incoraggia l’alunno alla sperimentazione e alla risoluzione dei problemi. Durante questo approccio, il docente divide la classe in gruppi e lancia una sfida alle varie squadre. Lo scopo è quello di creare oggetti con dei materiali di recupero.
  • Metodo euristico partecipativo: è un orientamento disciplinare che si basa sull’organizzazione di gruppi di studio che pone al centro il processo di apprendimento. All’interno di questo “social lab” si sperimentano attività e si elaborano progetti. Questa metodologia innovativa potenzia abilità relazionali e comunicative.

Nuova gestione degli spazi didattici

Anche gli spazi devono adeguarsi a quelle che sono le nuove modalità di insegnamento perché l’innovazione didattica passa anche attraverso la gestione dello spazio che circonda gli studenti, che deve rendere possibili e supportare tutti nuovi approcci pedagogici. Le aule, nella nuova gestione degli spazi didattici, diventano come dei veri e propri uffici, con l’intento di aumentare la partecipazione e il legame cooperativo tra i ragazzi.

La nuova gestione degli spazi nelle scuole italiane sta piano piano assimilando quelle che sono le strutture di gestione degli spazi delle scuole straniere. Infatti, all’estero la concezione di lezione frontale, dove lo studente rimane seduto sulla sedia per cinque o sei ore, non esiste più già da tempo. La nuova gestione degli spazi si pone l’obiettivo di creare delle piccole aule laboratorio che possano favorire il coinvolgimento da parte degli studenti. La promozione di queste nuove politiche educative, reprime la staticità delle lezioni tradizionali, alleggerendo anche le borse e gli zaini dei ragazzi. Inoltre, si agevola la metodologia attiva, in altre partole, gli studenti costruiscono i loro apprendimenti. Infatti, non è inusuale trovare nella stessa aula, ragazzi che guardano video insieme ad altri che svolgono altre attività.

Grazie a queste nuove iniziative sulla gestione degli spazi, gli alunni ruotano e non hanno più un’aula fissa, non ci sono più lavagne e sono sostituite da proiettori interattivi. Spesso, gli istituti che utilizzano queste tecnologie hanno un loro portale internet dove dirigenti e docenti pubblicano materiali didattici per gli studenti. Grazie a questi nuovi metodi per fare lezione, esami, concorsi e compiti in classe sono cambiati radicalmente, a tal punto che tra dieci anni non è impensabile prevedere la scomparsa di fogli e penne nelle aule.

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