A scuola d’arte

Valentina Zucchi
Responsabile Mediazione e Valorizzazione MUS.E Firenze

F.I.L.A e MUS.E condividono un percorso di collaborazione proficuo: da una parte MUS.E, che ogni giorno valorizza il patrimonio culturale della città di Firenze, dall'altra FILA - con il suo love brand GIOTTO Colore Ufficiale delle attività educational di questa importante Associazione. Quello che segue è un contenuto speciale, l’ultimo per il 2022, che MUS.E ha realizzato in esclusiva per Diario Creativo per condividere il senso del fare esperienza dell’arte, del suo valore e anche il ruolo dei musei che connettono il mondo dell’arte con il grande pubblico.

Un’opera d’arte è l’evidenza visiva di una serie assai ampia di elementi, che ne rendono il portato tuttora difficile da inquadrare, misurare e definire. Osservare un dipinto, una scultura o un manufatto implica in effetti leggerne i dati visivi, stilistici ed estetici, conoscerne il creatore, il committente, l’eventuale soggetto, approfondirne il contesto artistico, storico, politico, sociale, coglierne le peculiarità e vivere direttamente l’incontro con l’arte. Fare esperienza dell’arte non è di per sé funzionale a nulla, eppure ci apre a una dimensione altra, offre la vertigine di un tempo, di una riflessione e di un piacere bastanti a se stessi, nutre i nostri sensi, il nostro intelletto, la nostra sensibilità e le nostre emozioni. Ne erano già consapevoli i filosofi antichi, per i quali l’arte, poesia muta, pur derivando dalla realtà trascendeva i canoni di verosimiglianza e di imitazione per porsi come strumento di indagine aperta; ne sono ben consapevoli gli artisti del nostro tempo, che condividono con noi i loro sguardi, i loro interrogativi, le loro provocazioni sul mondo e sul nostro esservi parte. Di qualsiasi caso si tratti, tuttavia, l’opera visiva ha dovuto e deve misurarsi con una presenza, una fisicità nello spazio - anche, paradossalmente, nell’assenza - e l’artista ha dovuto e deve fare i conti con essa. È qui che entrano in gioco la materia, la tecnica, il linguaggio, potenzialmente infiniti e inevitabilmente reali, con cui gli artisti di ogni epoca si sono confrontati.

Due esempi per tutti: da una parte il celebre David di Michelangelo Buonarroti, esempio sublime di abilità scultorea e tuttavia universalmente noto anche per ciò che questo marmo scolpito esprime; dall’altra il Disegno geometrico del 1964 di Giulio Paolini, maestro del Novecento, che torna alle strutture fisiche - e metafisiche - dell’arte. La dialettica fra idea e materia, pensiero e tecnica, poetica e tangibilità attraversa quindi la storia dell’arte dalle origini a noi e, lungi dal presentare una sofisticata e irrisolta aporia, si risolve in un’impareggiabile sintesi, superamento di ciò che possiamo vedere, studiare, pensare.

I musei, nati per custodire le testimonianze dell’uomo (e non solo, in verità) e presentarle al pubblico, sono i luoghi privilegiati nei quali toccare tutto questo con mano. Nei musei, le molteplici proposte di mediazione, di spiegazione, di interpretazione di un’opera non sono che alcuni degli innumerevoli, possibili cenni utili a connettere il mondo dell’arte con quello del pubblico: che si privilegi la narrazione o l’interazione, la componente emotiva o quella informativa, la lettura o l’interpretazione, i professionisti dei musei si pongono come “casse di risonanza” bidirezionali, facilitatori di un incontro che può esprimersi nel silenzio o nel rumore, nella folla o nella solitudine, nella fretta o nella lentezza. Dopo queste premesse si comprenderà meglio, o così mi auguro, le motivazioni che fondano il lavoro di MUS.E sul patrimonio civico e in particolare l’impegno rivolto alla manualità e alla tecnica artistica, elementi fondanti di un’opera ma anche di una sua interpretazione.

Da quasi vent’anni, infatti, fra le iniziative di mediazione sviluppate con F.I.L.A. si stagliano le attività, i percorsi e i laboratori che approfondiscono gli aspetti concernenti appunto la materia dell’arte. È in questo alveo che sono nati gli atelier sulla tecnica dell’affresco, della pittura su tavola, della doratura ma anche del collage, del disegno animato, le attività legate alla gestualità della pittura e della scultura, alla dinamica della performance, i workshop d’artista correlati a particolari materiali, tecniche, strumenti. Fare arte - a ogni età - aiuta a entrare nel mondo della creazione; viverlo in prima persona riduce distanza, distacco, differenza; comprendere e sperimentarne i passaggi, mentali e fisici, dà avvio a una nuova consapevolezza e a un’individuale esperienza. “Se faccio, capisco”, amava ripetere Munari, promuovendo così il fare artistico come chiave di accesso particolarmente incisiva, personale, efficace. Da sempre, fare arte implica padroneggiare supporti, colori, strumenti, necessari per dare forma all’idea: che si tratti di materiali organici o sintetici, comuni o preziosi, classici o innovativi il processo artistico si costruisce nella materia. Ed è in virtù di queste esperienze che MUS.E ha promosso, con la preziosa collaborazione dell’Accademia delle Belle arti di Firenze, il progetto A scuola d’arte. Avviato questo autunno, dopo alcune sperimentazioni passate, esso ha una duplice declinazione, rivolgendosi da una parte ai giovani e agli adulti e dall’altra ai bambini e alle loro famiglie.

La finalità è, come detto, quella di avvicinare ai capolavori dell’arte fiorentina secondo un approccio personale e creativo, che attinge all’arte per generare nuovi processi e sviluppi.

Ecco che le opere dei musei fiorentini - il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo Stefano Bardini, Palazzo Medici Riccardi - diventano la fonte a cui attingere per sviluppare le proprie elaborazioni e leggere il testo artistico con la matita alla mano. Le pitture, le sculture e i decori dei musei sono infatti il testo, il contesto e il pretesto con cui costruire un proprio personale sviluppo tecnico e creativo, che attinge all’arte visiva del passato per assumere una prospettiva personale, sperimentale e generativa. Il tema comune di questo primo ciclo è il mito: protagonisti, pertanto, sono le statue del Salone dei Cinquecento con le Fatiche di Ercole e le Vittorie, le cosmogonie del Quartiere degli Elementi in Palazzo Vecchio, i bassorilievi dell’età antica e moderna e la volta dipinta da Luca Giordano in Palazzo Medici Riccardi; le sculture, i rilievi e i bronzetti mitologici del Museo Stefano Bardini. Capolavori piccoli e grandi, dipinti o scolpiti, che in questi incontri si pongono per il pubblico oggetto d’indagine a trecentosessanta gradi per trasformarsi poi in spunto artistico vero e proprio, grazie a cui sperimentare tecniche, forme e linguaggi acquisendo nuove e più precise competenze artistiche. Ecco che le figure e i corpi, gli attributi e i simboli, i panneggi e le vesti, gli scenari e i contesti diventano elementi ispiratori per sperimentare come renderli in disegno e in pittura: i particolari, le forme, l’insieme vengono così riportati prima a matita, per poi procedere con velature ad acquerello, generando ogni volta nuove composizioni, nuove storie, nuove immagini che attingono al mito per indagare la realtà e le sue rappresentazioni.

La conduzione degli incontri, a cura dei mediatori artisti di MUS.E e dei giovani allievi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, garantisce il risultato: un tempo piacevole, costruttivo e creativo grazie a cui conoscere con maggiore profondità le collezioni dei musei fiorentini e trarre da questi nuova ispirazione tecnica e poetica. Perché in fondo, come sappiamo, l’arte è generativa, apparentemente così poco utile, eppure vero viatico per attraversare con acume e inventiva il nostro viaggio nel mondo.

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