Sogno e rappresentazione. Un laboratorio senza età…

"L'arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile l'invisibile" Paul Klee

Con questa affermazione nel 1920 Paul Klee supera il vecchio concetto di arte come rappresentazione di ciò che è reale, di ciò che vediamo, prefigurando un nuovo modo di osservare e di rappresentare: rendere visibile la realtà non ancora tale.

Pochi anni prima, Sigmund Freud pubblica L’Interpretazione dei sogni (1899-1900) e si apre una nuova era per l’umanità: con la psicoanalisi cominciamo a confrontarci con l’inconscio, con l’onirico, scoprendo che il sogno è proiezione del nostro pensiero irrazionale. Ma già nel ‘600 Shakespeare ne La Tempesta aveva scritto: “Siamo della materia di cui sono fatti i sogni”.

Di fatto da sempre l’arte nelle sue varie espressioni – pittura, grafica, teatro, letteratura, musica, cinema – ha reso possibile guardare oltre la realtà, per entrare nel territorio dei sogni o dei desideri.

Poter dare spazio e voce ai sogni dei bambini e dei ragazzi, aiuta noi adulti a comprendere le loro paure, le aspettative e i loro pensieri più profondi. L’arte ancora una volta può esserci di aiuto per spronarli a sognare o a tradurre i propri sogni.

La prima domanda che si porranno è: quale sogno?

Già si è detto che il sogno ha varie sfaccettature e l’arte è uno strumento che può aiutarli a guardare oltre la realtà e a raccontare attraverso segni e colori i propri desideri e le proprie visioni. Due sono le strade principali che possiamo ipotizzare di intraprendere:

La strada dell’ONIRICO: l’invisibile che diventa possibile.
La strada dell’UTOPIA: l’impossibile che diventa visibile.

L’onirico è il sogno: ciò che emerge dal nostro inconscio e si manifesta durante il sonno, uno stato senza distinzione tra fantasia e realtà. È anche sogno a occhi aperti, dove l’immaginazione si sprigiona e dà luogo ad associazioni e immagini libere, spesso assurde, che sembrano non avere un nesso tra loro. Ciò che i surrealisti hanno espresso nelle loro opere: gli orologi molli di Dalì, la pioggia di uomini in bombetta che cadono dal cielo di Magritte, eccetera, sono interpretazioni e affabulazioni di concetti espressi in forma d’arte.

L’altra strada è l’utopia: “il luogo che non esiste”, l’ideale, ciò che tenta di rendere possibile e visibile quello che a prima vista sembra irrealizzabile. Realizzare perciò il sogno-utopia è tentare di mostrare un progetto ideale. Quello che hanno fatto per esempio, gli artisti del Quattro e Cinquecento nel rappresentare “La città ideale”. I ragazzi potranno allora realizzare un loro topos ideale: una città, un parco, un giardino oppure un oggetto, proiettandolo nel loro futuro.

Spronarli a lavorare su un pensiero di futuro per loro possibile e sostenibile, per esempio, li renderà partecipi e proattivi, per le scelte individuali.

Come attivare un pensiero creativo e realizzare la rappresentazione del proprio sogno?

Noi abbiamo provato a definire 5 fasi:

1 - Scelta del sogno e le parole chiave

Sproniamoli a cercare una serie di parole chiave che più si avvicinano al loro immaginario e lo rappresentino. Un’attività che può essere fatta in totale libertà lanciando pensieri sparsi su di un foglio bianco.

2 - La ricerca iconografica e le immagini chiave

Dalle parole alla immagini. Per poter passare a una rappresentazione in chiave interpretativa delle immagini, potrebbe aiutarli l’uso di uno story-board o un insieme di immagini in sequenza che rappresentino un concetto o una delle parole chiave scelte.

3 - La definizione della scena del sogno: lo schizzo

Per dare forma al sogno per gradi potrebbe essere funzionale progettare i singoli elementi separati. Partendo con il disegnare i soggetti che entrano nella scena del sogno. Identificare poi un luogo, uno spazio dove posizionarli forse risulta più semplice. E infine assemblare ogni cosa per rendere il sogno completo.

4 - La realizzazione di un disegno che racconta il sogno

Aiutiamo anche i più piccoli a sviluppare i disegni definitivi, raggruppando il lavoro precedentemente fatto ai fini dell’opera completa.

La narrazione per immagini di un soggetto, di un’azione, di un tema, fatta in sequenza, può essere un buon esercizio per imparare a raccontare pensieri complessi, o di difficile esternazione, oppure di difficile sintetizzazione.

5 – Dare un titolo al sogno

Anche il titolo di un sogno può aiutare ad aggiungere definizione e chiarezza ai disegni fatti. Renderà ogni sogno, che sia onirico o utopico, più comprensibile agli altri. Oppure se distopico, crearà dubbi e quesiti da risolvere.

“L’occhio vede le cose in maniera più chiara nei sogni di quanto non riesca a vederle nella veglia” Leonardo da Vinci

Ora è il momento di sviluppare gli schizzi fatti e dare vita all’opera definitiva. Per gli alunni è il momento più delicato, ma anche il più esaltante, attraverso il quale potranno concretizzare il proprio sogno e vederlo finalmente realizzato, per lo meno su di un foglio.

Usando quindi tutti i bozzetti preparatori (elementi, personaggi, luoghi, inquadrature, punti di vista, colori…) gli alunni li potranno trasferire nel foglio con un processo di sintesi. Lasciateli liberi di sperimentare qualsiasi tecnica o colore: pastelli, pastelli acquerellabili, pastelli a cera, gessi, acrilici, tempere, acquerelli, olio, matita, carboncino, eccetera.

Oppure potranno scegliere una tecnica mista o il collage.

Aiutiamoli a compiere il passo conclusivo abbandonando qualsiasi timore, invitandoli così a concentrarsi e a focalizzare tutta la loro creatività sull’opera. Lasciamo che sperimentino e che esagerino, riempiendo il loro foglio di colore: nei sogni tutto è ammesso!

Se poi sussiste ancora qualche incertezza o dubbio, suggeriamo loro di ripercorrere velocemente tutte le fasi compiute o riguardare le opere dei loro artisti preferiti, da cui maggiormente hanno tratto ispirazione.

Pronti a sognare? Buon lavoro!

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